Aziende italiane “rimandate” in sostenibilità


Il profilo di sostenibilità delle aziende italiane, a confronto con il contesto europeo, risulta essere in media piuttosto basso: lo rileva la recente analisi di ECPI “La sostenibilità delle aziende italiane”, riferita al triennio 2011-2013 e basata esclusivamente su informazioni pubbliche messe a disposizione dalle società.
Lo studio mette a confronto le performance delle aziende italiane ed europee in tema di sostenibilità, confrontando sia i dati aggregati che distinti a seconda del settore di appartenenza.
Le società italiane risultano meno performanti di quelle europee dal punto di vista della sostenibilità in sei su sette dei settori individuati dallo studio: addirittura, nel settore Communications e Financial, il punteggio medio totalizzato dalle aziende italiane è pari alla metà di quello delle società europee.
L’unico settore italiano con una performance media superiore alla controparte europea è quello dell’energia: questo dato dipende in gran parte dal coinvolgimento delle società del campione europeo preso in considerazione in numerosi procedimenti penali legati a gravi danni ambientali (si pensi a BP o Royal Dutch Shell).
Il divario tra Italia ed Europa emerge in modo ancora più netto se si guarda al dato aggregato: il punteggio medio del campione di aziende italiane è, ad oggi, inferiore del 35% rispetto alla media europea, con un lieve ma costante peggioramento rispetto al 2011 e 2012, quando il divario era rispettivamente del 29% e 26%.
Quali le ragioni alla base di questo gap? Secondo gli analisti di ECPI, vanno ricercate in tre fattori:

  • le società italiane, in media, sono di più piccole dimensioni rispetto a quelle europee, quindi meno incentivate a pubblicare informazioni sulla sostenibilità anche a causa della scarsità di risorse a disposizione;
  • in generale, in Italia c’è una minore sensibilità riguardo al tema della sostenibilità: non esiste ancora una cultura consolidata e condivisa;
  • gli investimenti sostenibili e responsabili, nel nostro Paese, non hanno ancora raggiunto una massa critica tale da poter incidere sul business delle aziende.

E’ ancora lunga, dunque, la strada che le aziende italiane dovranno percorrere se vogliono allinearsi alle best-practice dell’Europa; per i volenterosi che vogliono recuperare, gli analisti di ECPI hanno individuato tre buoni punti di partenza: creare una strategia ambientale coerente e articolata, costruire un solido legame con il territorio di riferimento e porre maggiore attenzione nei confronti del capitale umano.

Per saperne di più, scarica il rapporto di ricerca integrale.