Impact investing: ne sentiremo parlare…


Eurosif ha di recente pubblicato un estratto dell’European SRI Study incentrato sull’impact investing.
Negli ultimi anni, questa strategia di investimento ha ottenuto una crescente visibilità nella sfera pubblica e mediatica: per esempio, è stata inclusa tra i temi trattati nel World Economic Forum Annual Meeting 2013 di Davos; mentre a giugno 2013 la Gran Bretagna ha ospitato il G8 Social Impact Investment Forum, il primo evento a utilizzare una piattaforma G8 per discutere di investimento sociale.

Il tema è ormai di attualità anche nel nostro Paese, tanto che Assogestioni – l’associazione italiana del risparmio gestito – ha deciso di dedicare interamente a tale argomento la terza giornata del Salone del Risparmio 2015.

Ma quali sono le caratteristiche peculiari dell’impact investing rispetto ad altre strategie di investimento SRI? Anzitutto, le origini recenti: il termine “impact investing” è stato coniato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2007, in occasione del Bellagio Summit, organizzato dalla Fondazione Rockefeller.
Da allora, l’espressione è diventata d’uso comune nel settore SRI, sulle due sponde dell’Atlantico. Sebbene venga spesso assimilata a “investimenti sociali”, occorre precisare che l’impact investing si riferisce a un vasto spettro di tematiche, che possono essere classificate in due macro-categorie: integrazione sociale (per esempio: social housing, salute, educazione, occupazione – qui rientrano anche gli interventi di micro-finanza); sostenibilità (energie rinnovabili, risorse idriche, agricoltura – inclusi gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo).

European Impact Investing by Tipe

Gli impact investors mirano alla creazione di valore finanziario e, contemporaneamente, sociale. Tuttavia, la volontà di generare un impatto positivo dal punto di vista socio-ambientale è un elemento comune anche ad altre strategie di investimento SRI (per esempio, l’engagement e gli investimenti tematici). Due sono invece gli aspetti che contraddistinguono in modo specifico l’impact investing: da un lato, l’aspettativa esplicita di produrre un impatto sociale misurabile e, dall’altro, l’effettiva misurazione di quest’ultimo. Inoltre, l’impact investing comporta di solito il finanziamento di imprese volte a produrre benefici sociali per la comunità locale. Grazie al radicamento territoriale delle aziende finanziate, la misurazione degli impatti sociali prodotti si rivela meno controversa rispetto al caso di aziende attive su scala globale.

Growth Impact Investing

Pur registrando dei tassi di crescita molto incoraggianti, lo studio Eurosif evidenzia alcuni ostacoli allo sviluppo dell’impact investing: anzitutto, la carenza di prodotti e soluzioni adatte alle esigenze degli investitori istituzionali (per esempio, in termini di dimensioni, performance finanziarie, liquidità e volatilità degli investimenti). Un secondo ordine di difficoltà fa riferimento alle conoscenze e competenze ancora limitate degli investitori istituzionali in materia di impact investing: questi ultimi necessitano infatti di essere supportati nell’analisi dei rischi/rendimenti (sia finanziari sia sociali), così come nella definizione degli impatti sociali misurabili – elemento che si rivela cruciale per gli investitori durante il processo di due diligence.

Risulta oggi difficile prevedere quale fetta di mercato riuscirà a catturare l’impact investing e quali risposte verranno date a tali sfide; ciò che è certo – riporta lo Studio Eurosif – è che sentiremo parlare sempre più di questa strategia negli anni a venire, sia in Europa che a livello globale.