World No Tobacco Day: anche la finanza in campo contro il tabacco


Ogni anno il tabacco uccide 6 milioni di persone[1] e costa all’economia globale circa un triliardo di dollari[2] ‒ cifra ben superiore ai 269 miliardi che i governi guadagnano in entrate fiscali.[3]

È questo il preoccupante quadro citato nella dichiarazione congiunta di AXA (il grande gruppo assicurativo francese), AMP Capital (asset manager australiano), CalPERS (il fondo pensione statale californiano) e SCOR (società di riassicurazione francese) . Le quattro società hanno lanciato oggi – in occasione del World No Tobacco Day – un’iniziativa volta a sensibilizzare la comunità finanziaria sugli impatti socio-economici del tabagismo. L’invito indirizzato agli investitori istituzionali di tutto il pianeta è di sottoscrivere la dichiarazione che accoglie e incoraggia le misure introdotte dai governi per limitare il consumo di tabacco e l’espansione della relativa industria.

Gli autori della dichiarazione hanno già intrapreso misure concrete per ridurre o eliminare del tutto l’esposizione dei propri portafogli all’industria del tabacco. Il 23 maggio del 2016, per esempio, AXA è stata la prima compagnia assicurativa a disinvestire il 100% delle masse gestite (1,8 miliardi di euro) dal settore. Anche SCOR ha di recente introdotto politiche di disinvestimento dall’industria del tabacco, aprendo la strada all’impegno degli operatori riassicurativi internazionali.

Significative anche le azioni intraprese da altri attori finanziari come il fondo pensione pubblico francese FRR, il fondo sovrano irlandese ISIF, il fondo pensione svedese AP4 e la Banca Centrale della Nuova Zelanda. Quella che è divenuta una vera e propria mobilitazione globale del mondo finanziario contro l’industria del tabacco – fa sapere l’ONG Tobacco Free Portfolios – ha prodotto nel corso del 2016 un’ondata di dismissioni del valore di 4 miliardi di dollari in sette Paesi.

Il mondo della finanza, tuttavia, non è unanime nel dichiarare guerra alla sigaretta. Diversi investitori sottolineano infatti che il settore del tabacco ha prodotto delle buone performance nel corso degli ultimi anni: in quest’ottica, eventuali azioni di divestment potrebbero confliggere con il mandato fiduciario che impone al gestore di agire nel migliore interesse del cliente.

Vero è che la Convenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco, stipulata nel 2003 e sottoscritta da 180 Stati, è uno dei trattati internazionali con la più vasta adesione della storia, segno che si sta diffondendo su scala planetaria la consapevolezza dei costi socio-economici derivanti dal tabagismo. Iniziative e regolamenti introdotti dai governi per arginare il fenomeno non potranno che ripercuotersi sulle performance delle società operative nell’industria, esposte a rischi legali e reputazionali crescenti.


[1] Dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

[2] Dati OMS  e U.S. National Cancer Institute del 2017.

[3] Stime dell’OMS per il biennio 2013-2014.