Impact investing, un mercato da 500 miliardi di dollari


Il mercato dell’impact investing ha raggiunto i 502 miliardi di dollari: è il dato registrato alla fine del 2018 dal Global Impact Investing Network (GIIN) – l’organizzazione internazionale di riferimento per l’impact investing – che nello studio Sizing the impact investing market ha raccolto i dati sul volume degli investimenti e sulle caratteristiche delle organizzazioni che adottano questa strategia SRI.

 

L’analisi del GIIN

Il GIIN ha analizzato 1.340 organizzazioni, la maggior parte delle quali ha sede in America settentrionale (USA e Canada, 58%) e in Europa (Nord, Ovest e Sud, 21%).

Le categorie più rappresentate sono asset manager (64%) e fondazioni (21%).

Fonte: GIIN (2019), Sizing the impact investing market: https://bit.ly/2OKMr6N

 

Più di metà delle masse (51%) è gestita da asset manager; un’altra porzione significativa, pari al 27%, fa riferimento alle istituzioni finanziarie per lo sviluppo; il restante 22% è ripartito prevalentemente tra banche, fondi pensione e imprese assicuratrici.

 

Le difficoltà di definizione

I dati citati sono relativi agli investimenti che le organizzazioni rispondenti all’indagine identificano come “impact”: sebbene tutte facciano riferimento alla definizione elaborata dal GIIN, rimane un certo margine di discrezionalità nell’ interpretazione e applicazione.

La sfida di sviluppare criteri e metriche condivisi riguarda l’intero settore della finanza sostenibile; nel caso specifico dell’impact investing il rischio è il cosiddetto impact washing, ovvero la diffusione di strategie di marketing volte ad associare l’etichetta “impact” a operazioni e prodotti finanziari che non adottano tale strategia.

 

Alla ricerca di criteri condivisi: i 9 principi della Banca Mondiale

Diverse organizzazioni internazionali hanno avviato iniziative per migliorare la trasparenza del mercato e facilitare la comparabilità tra i diversi prodotti: per quanto riguarda l’impact investing, l’International Finance Corporation (IFC) – organizzazione del Gruppo Banca Mondiale – ha elaborato 9 principi per orientare gli investitori. L’iniziativa, lanciata ad aprile 2019 con il supporto e il contributo tecnico di numerosi operatori finanziari, ha l’obiettivo di garantire che l’intero processo d’investimento sia caratterizzato dall’intenzione di generare un impatto socio-ambientale positivo.

I nove principi operativi si applicano a cinque fasi:

  1. definizione degli obiettivi strategici di impatto e di rendimento;
  2. progettazione della strategia d’investimento, valutando come generare l’impatto ed esplicitando anche come gestire eventuali effetti negativi;
  3. gestione del portafoglio, monitorando l’andamento degli investimenti e, se necessario, apportando correzioni alla strategia;
  4. gestione della conclusione del progetto, analizzando l’effetto di lungo periodo degli investimenti e ridefinendo la strategia in base ai successi e alle criticità emerse;
  5. verifica di un soggetto terzo indipendente, in tutte le fasi del processo d’investimento.

 

Alla ricerca di criteri condivisi: Harvard studia standard per la misurazione d’impatto

Di recente è stata lanciata anche l’Impact Weighted Accounts Initiative (IWAI) con l’obiettivo di supportare la crescita dell’impact investing attraverso lo sviluppo di “coefficienti d’impatto”, una serie di standard semplici, rigorosi e trasparenti per la misurazione dei risultati finanziari e d’impatto dei progetti.

L’iniziativa, presieduta dal Global Steering Group on Impact Investment, sarà condotta da un gruppo di accademici e professionisti del settore guidati da George Serafeim, Professore dell’Harvard Business School.