Giornata mondiale degli oceani: un’azione collettiva per la rigenerazione


L’8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli oceani, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.

Quest’anno lo slogan è “Rivitalizzazione: un’azione collettiva per l’oceano“: ognuno può infatti fare la propria parte per porre rimedio ai danni antropici agli oceani e proteggere le risorse che questi offrono.

Secondo le Nazioni Unite, oltre tre miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento e, a livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è pari a $3.000 miliardi all’anno, circa il 5% del PIL globale. L’80% del volume del commercio internazionale di merci viene trasportato via mare e la pesca marittima impiega nel complesso oltre 200 milioni di persone.

L’80% dell’inquinamento marino e costiero ha origine sulla terraferma, compresi i reflui agricoli, i pesticidi, la plastica e le acque reflue non trattate. Per questo, è necessaria un’azione immediata a difesa dell’oceano che interessi anche i territori non costieri. Queste iniziative sono fondamentale per affrontare alcune delle questioni più importanti del nostro tempo come il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare, le malattie e le pandemie, la diminuzione della biodiversità, la disuguaglianza economica, i conflitti.

WWF Italia denuncia nel suo ultimo report “Dossier Coste, il profilo fragile dell’Italia”, lanciato in occasione di questa giornata assieme alla campagna “Generazione Mare”, le criticità della situazione del nostro Paese. Le coste italiane (circa 7.500 km) sono la porzione di territorio che, negli ultimi 50 anni, ha subito le maggiori trasformazioni. Il 51% dei paesaggi costieri (circa 3.300 km) sono stati trasformati e degradati dalle costruzioni. Oggi restano solamente 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa che possono essere ancora considerati con un buon grado di naturalità. A questi impatti diretti si aggiunge l’erosione delle spiagge, fenomeno naturale che va crescendo, alimentato dalle attività umane. Nello specifico, l’alterazione degli alvei fluviali e la demolizione delle dune costiere hanno ridotto fortemente l’apporto di materiale per la formazione delle spiagge. Per l’azione combinata della pesca professionale e di quella ricreativa, diverse specie costiere risultano spesso sovrasfruttate. A questo aspetto si aggiunge la forte pressione esercitata sugli ecosistemi costieri dal turismo balneare non sostenibile.

Per salvaguardare i servizi ecosistemici che oceani, mari e coste ci garantiscono e per assicurare una continuità sostenibile alle generazioni future, è necessario un impegno immediato e concreto. La finanza sostenibile può dare il proprio contributo in questa direzione, convogliando investimenti verso imprese e iniziative basate su un uso sostenibile delle risorse degli oceani e sulla conservazione e rigenerazione degli ecosistemi marini.