Le sfide del sistema alimentare e il contributo della finanza sostenibile


L’aumento dei prezzi di molti prodotti agricoli causato dal conflitto in Ucraina è l’ultima delle grandi sfide che il sistema agroalimentare si trova davanti. Mentre infatti le filiere devono rispondere a una domanda di cibo in costante aumento, legata alla crescita della popolazione mondiale (secondo le Nazioni Unite, si arriverà a 9,7 miliardi di persone nel 2050), fenomeni di portata globale impattano profondamente il sistema agroalimentare. Da un lato, il cambiamento climatico, portando con sé desertificazione, siccità e il moltiplicarsi di eventi meteo estremi, pone rilevanti difficoltà nei processi produttivi. A queste criticità si aggiunge la perdita della biodiversità: un esempio su tutti è la diminuzione delle api, fondamentali per i processi di impollinazione. Servono dunque efficaci azioni di mitigazione e adattamento, che comprendano interventi per ridurre le emissioni. Oggi, infatti, secondo una ricerca FAO-Joint Research Centre, i sistemi alimentari sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas serra a livello globale. Gli allevamenti intensivi e la coltivazione di riso sono i principali emettitori di metano, che da solo rappresenta circa il 35% di tutte le emissioni mondiali di gas serra.

Per rispondere a queste sfide in modo integrato, la finanza sostenibile può dare un contributo fondamentale, investendo in soluzioni già disponibili in grado di contribuire a ridurre gli impatti ambientali e sociali ed efficientare la produzione alimentare.

Un ambito di investimento è legato allo sviluppo di proteine alternative, anche attraverso l’ampliamento del novero di piante e animali alla base dell’alimentazione umana. Attualmente, evidenzia un’analisi del World Economic Forum, delle almeno 200mila piante edibili note, se ne usano solo 200. Più della metà delle calorie e proteine che incameriamo viene da tre cereali: mais, riso e grano. Secondo i dati della FAO, attualmente il 75% del cibo che mangiamo viene solo da 12 piante e cinque animali.

Altri settori di investimento che possono offrire soluzioni interessanti sono l’agricoltura urbana, con l’obiettivo di accorciare le filiere riducendo anche le emissioni connesse, l’agricoltura di precisione e l’agricoltura verticale. Queste ultime consentono un uso più efficiente delle risorse idriche, contribuendo ad evitare sprechi. Secondo una stima diffusa dal WWF, un pasto sostenibile richiede all’incirca 1.000 litri di acqua rispetto ai circa 3.000 di un solo pasto meno sostenibile, molto ricco di proteine animali e cibi non di stagione.

Il tema è stato al centro del webinar “Investimenti sostenibili nella filiera alimentare”, organizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Pictet Asset Management. Qui sono disponibili il video e i materiali dell’incontro.