La transizione ecologica è il processo in cui possono essere coinvolte imprese, Stati e anche singoli individui per avvicinarsi gradualmente agli obiettivi ambientali e climatici e, in particolare, all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
A livello internazionale, il principale punto di riferimento normativo per il processo di transizione è rappresentato dall’Accordo di Parigi, il trattato sottoscritto nell’ambito della 21° Conferenza delle Parti (COP) sul clima del 2015 con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° e comunque “ben al di sotto” dei 2°”. Altro punto di riferimento per il processo di transizione è l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che, sempre nel 2015, ha fissato i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals- SDGs) da raggiungere entro il 2030. Un altro importante pilastro è il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF), adottato nel 2022 nell’ambito della 15° COP della Convenzione sulla diversità biologica con l’obiettivo di fermare e invertire la tendenza alla perdita di biodiversità, arrivando a proteggere almeno il 30% delle terre e degli oceani entro il 2030.
In Europa, la principale iniziativa politica per la transizione ecologia è il Green Deal, avviato dalla Presidente della Commissione EU Ursula von der Leyen all’inizio del suo primo mandato, a dicembre 2019. Il Green Deal contiene numerosi provvedimenti e azioni con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e, più in generale, di rendere l’economia europea priva di impatti negativi sull’ambiente e sul clima. Affinché la transizione, oltre a essere ecologica, sia anche socialmente equa, è importante distribuire adeguatamente costi e benefici del processo, secondo il concetto di “giusta transizione”.