L’Italia vieta il finanziamento delle bombe a grappolo


Dopo un iter durato ben 7 anni, è stata approvata la legge che vieta il finanziamento della produzione di bombe a grappolo. Il Forum per la Finanza Sostenibile ha contribuito al raggiungimento di questo importante risultato collaborando alla redazione del disegno di legge e aderendo alla petizione No Money for Bombs, che nel 2015 ha chiesto al Parlamento di riprendere l’iter di approvazione della legge, bloccato dal 2013.

 

Cosa prevede la legge?

Il 3 ottobre 2017 l’Assemblea della Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la proposta di legge: “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine anti-persona, di munizioni e sub-munizioni a grappolo”. La norma vieta alle istituzioni finanziarie – nello specifico, a intermediari finanziari e creditizi, a fondazioni e a fondi pensione – di finanziare società che, direttamente o tramite controllate o collegate, sono coinvolte nel mercato delle munizioni a grappolo e delle mine anti-persona. Le attività che ricadono sotto il divieto comprendono l’intera filiera della produzione di questi ordigni: dalla costruzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione e ricerca tecnologica, fino all’utilizzo, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione e trasporto.

Per gli intermediari che violano la legge la sanzione va da 150.000 a 1.500.000 euro, mentre per le persone fisiche che ricoprono incarichi di amministrazione, direzione o controllo di queste istituzioni la multa è compresa da 50.000 e 250.000 euro.

Inoltre, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge gli organismi di vigilanza dovranno stilare un elenco delle società operanti nel settore (che verrà aggiornato annualmente) ed elaborare delle istruzioni sulle modalità per effettuare i controlli sulle istituzioni finanziarie.

 

Un percorso travagliato

La legge vede la luce dopo un percorso lungo ben sette anni: il testo, infatti, è stato presentato per la prima volta al Senato nel 2010. Il Forum per la Finanza Sostenibile ha contribuito all’elaborazione del testo del disegno di legge (ddl) insieme ad altre organizzazioni e soggetti finanziari, come l’associazione Campagna Italiana Contro le Mine  e Fondazione Culturale Banca Etica.

Nel corso della XVI legislatura (2008-2013), il testo è rimasto bloccato in Commissione Finanze al Senato; nello stesso periodo è stato presentato anche alla Camera, dove nel 2012 ha ricevuto approvazione dalla Commissione Finanze: il termine anticipato della legislatura ha poi frenato il passaggio in Senato. Ripresentato a marzo 2013, sia alla Camera, sia al Senato, il ddl è rimasto incagliato a lungo tra i due rami del Parlamento. Nel 2015 Campagna Italiana Contro le Mine ha lanciato la petizione online No Money For Bombs, per chiedere al Parlamento di riprendere l’iter di discussione del ddl nel più breve tempo possibile. All’appello, a cui il Forum per la Finanza Sostenibile ha aderito, hanno risposto positivamente ben 10.000 cittadini italiani.

Sottoposto a una serie di emendamenti alla Commissione Finanze del Senato, il ddl è stato finalmente approvato a ottobre del 2016. Ad aprile di quest’anno è arrivato il via libera anche dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati e il testo è quindi approdato in aula.

 

Il contesto internazionale

L’Italia aveva già previsto come reato penale l’”assistenza finanziaria” alla produzione delle bombe a grappolo con l’articolo 7 della legge n.95 del 2011, che ratifica la Convenzione di Oslo delle Nazioni Unite sulle Munizioni Cluster adottata nel 2008: la nuova norma dettaglia quindi le operazioni finanziarie che costituiscono reato.

La Convenzione, attualmente sottoscritta da 119 Stati, vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasporto di bombe a grappolo; inoltre, ha istituito delle misure di cooperazione tra Stati per fornire assistenza ai sopravvissuti e alle loro comunità, per ripulire le aree contaminate e per contribuire alla distruzione degli arsenali esistenti.

 

Cosa sono le bombe a grappolo e perché sono pericolose?

Le bombe cluster, o bombe a grappolo, possono contenere al loro interno fino a diverse centinaia di micro-ordigni: sganciate in aria o sparate da terra, le bombe scoppiano a mezz’aria scagliando i frammenti esplosivi  su ampie aree. Queste armi sono particolarmente letali sia perché colpiscono indistintamente combattenti e civili, sia perché i micro-ordigni inesplosi si depositano sul terreno, creando dei veri e propri campi minati, che per diversi anni continuano a provocare vittime e mutilati, oltre che compromettere lo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali interessate. Fra i teatri di guerra dove risultano attualmente impiegate figurano la Siria e lo Yemen.

 

E per concludere…qualche numero.

Secondo quanto rilevato dalla Cluster Munition Coalition nell’ultima edizione del Cluster Munition Monitor pubblicato ad agosto 2017, lo scorso anno le bombe a grappolo hanno mietuto 971 vittime (la maggior parte delle quali in Siria); un dato che rappresenta il secondo bollettino più drammatico dal 2009 e più del doppio rispetto al 2015. Il 98% delle vittime sono civili. Al momento, 26 Stati e altre tre aree risultano contaminati dalle mine anti-uomo. Dagli anni Sessanta, le bombe a grappolo hanno ucciso 21.200 persone.

Non mancano, comunque, le buone notizie. 18 Stati firmatari della Convenzione di Oslo, insieme all’Argentina, hanno dichiarato di aver cessato la produzione di questi ordigni; ad agosto 2016, la società statunitense Textron ha annunciato di essere in procinto di porre fine a questa attività, facendo anche di Washington uno Stato “pulito”.

Finalmente, le buone notizie sono arrivate anche dal nostro Paese, che ha ottenuto un risultato molto importante, frutto della collaborazione tra diversi soggetti della comunità finanziaria e a cui il Forum ha contributo attraverso la propria attività di engagement con le istituzioni e con la società civile.