
Il 26 maggio scorso il parlamento francese ha approvato un progetto di legge che prevede per gli investitori istituzionali l’obbligo di rendicontare il grado di integrazione degli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) nei processi di investimento, rendendo pubblici sia i rischi associati al cambiamento climatico sia il livello di emissioni di gas a effetto serra generate (seppur indirettamente) dai titoli inseriti in portafoglio. A partire dall’esercizio 2016, gli investitori istituzionali dovranno infatti inserire nel bilancio annuale informazioni relative alle emissioni prodotte dai loro investimenti, da un lato, e alle misure adottate per contribuire a limitare il cambiamento climatico, dall’altro. Inoltre, le società quotate dovranno pubblicare nel bilancio annuale i dati relativi ai rischi finanziari legati agli effetti del cambiamento climatico e le iniziative intraprese per ridurlo.
E in Italia? Con la riforma del sistema pensionistico (D.Lgs. 252/05) è stata introdotta una norma che impone la trasparenza sui criteri ESG-E adottati dai fondi pensione della previdenza complementare. Il comma 13-c dell’articolo 6 afferma: “Le forme pensionistiche complementari sono tenute ad esporre nel rendiconto annuale e, sinteticamente, nelle comunicazioni periodiche agli iscritti, se ed in quale misura nella gestione delle risorse e nelle linee seguite nell’esercizio dei diritti derivanti dalla titolarità dei valori in portafoglio si siano presi in considerazione aspetti sociali, etici ed ambientali”. Va qui notato che, a differenza di altri ordinamenti, quello italiano si limita a imporre l’obbligo di dichiarare se una politica di investimento sostenibile e responsabile viene adottata. Nel caso in cui una tale politica non sia stata introdotta, non viene richiesto agli investitori previdenziali di esplicitarne le motivazioni.
Immagine: bambini.camera.it