Investitori SRI alle prese con la plastica


Sarà un 2019 all’insegna della lotta all’inquinamento da plastica. Secondo la società d’analisi MSCI ESG Research da quest’anno la minimizzazione dei rifiuti in plastica sarà uno dei principali temi all’attenzione degli investitori SRI: gli interventi regolatori dei governi sempre più frequenti e la crescente sensibilità dell’opinione pubblica per le questioni ambientali e climatiche produrranno effetti significativi sui mercati, comportando rischi e opportunità sia per le società coinvolte nella catena produttiva della plastica – immensa e capillare – sia per i loro investitori.

 

Emergenza ambientale e azione dei governi

Nell’edizione 2019 del report ESG Trends to Watch MSCI traccia le dimensioni dell’emergenza: negli ultimi settant’anni sono stati prodotti 8 miliardi di tonnellate di plastica e quasi l’80% è nelle discariche o disperso nell’ambiente; in particolare, UNEP – il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – ha sottolineato che gli Oceani stanno soffrendo di un pesante inquinamento causato dalle plastiche in acqua.

La situazione sta spingendo i governi di tutto il Pianeta a intervenire con strette regolatorie: la mossa più gravida di conseguenze è stata quella della Cina, uno dei principali mercati di importazione dei residui riciclabili di Europa e Stati Uniti, che a partire dal 1 gennaio 2018 ha vietato l’ingresso di 24 categorie di rifiuti solidi, comprese le principali tipologie di plastica. L’effetto è stato duplice: da un lato i Paesi che non possiedono strutture idonee allo smaltimento hanno cercato nuovi mercati di sbocco, inondando di rifiuti plastici i vicini Indonesia, Vietnam e Thailandia e innescando una catena di blocchi analoghi a quello cinese.

Parallelamente, i maggiori esportatori mondiali di materiali di scarto – tra cui Francia, Germania e Gran Bretagna – si sono attivati per porre un freno alla produzione di rifiuti, a partire da una serie di leggi che limitano la plastica monouso (come cannucce, bottiglie, stoviglie, packaging degli alimenti ecc).

A fine 2018 il Parlamento UE ha approvato un nuovo pacchetto di norme, tra cui il divieto della vendita di prodotti usa e getta per cui esistono alternative biodegradabili o compostabili (per esempio, i cotton fioc con i bastoncini di plastica) e l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere e riciclare il 90% delle bottiglie entro il 2025. Il provvedimento è ora al vaglio del Consiglio dell’UE; una volta approvato, entrerà in vigore a partire dal 2021. Nel frattempo i singoli Stati si sono già mossi: in Italia dal 1 gennaio è vietata la vendita di cotton fioc e dal 2020 saranno bandite le microplastiche nei cosmetici; la Gran Bretagna ha annunciato l’introduzione di una tassa su tutti i packaging in plastica che non contengono almeno il 30% di materiale riciclato.

 

Le conseguenze sui mercati: rischi e opportunità per le imprese e per gli investitori

La crescente attenzione della società civile e dei governi per l’emergenza plastica sta già producendo effetti sul mercato: da un’analisi condotta sulle società incluse nei propri indici, MSCI segnala che nelle conference call sui risultati economici il numero dei casi in cui è stato menzionato l’argomento “rifiuti plastici” è aumentato del 340% dal 2017 al 2018. Tra le società attive nel settore del Packaging e incluse nell’indice azionario globale MSCI ACWI, quelle che realizzano prevalentemente imballaggi in carta hanno registrato un costante aumento del fatturato dal primo trimestre 2016, mentre le concorrenti che continuano a incentrano il proprio business sulla plastica hanno incassato perdite nello stesso periodo.

Questa mobilitazione globale contro la plastica si traduce in una serie di rischi per le società, per lo più di natura legale e reputazionale: i settori più vulnerabili sono il Packaging, i fast-food e i produttori alimentari; tuttavia, MSCI sottolinea che l’impiego della plastica ha una diffusione tale da interessare almeno altri 12 settori.

 

Il ruolo degli investitori SRI tra esclusioni, impact investing ed engagement

Gli operatori SRI possono prevenire il rischio di incorrere in perdite e, allo stesso tempo, ricoprire un ruolo cruciale nell’influenzare le politiche di business delle società coinvolte nella catena produttiva della plastica. Attraverso la strategia delle esclusioni possono evitare di inserire nei portafogli i titoli delle aziende che focalizzano il proprio business su processi produttivi con elevati scarti plastici o su prodotti non riciclabili. Per esempio, la campagna DivestInvest è un’iniziativa nata nel 2001 volta a incoraggiare il disinvestimento dalle fonti fossili – da cui sono prodotte le più comuni materie plastiche, come etilene e propilene – e a promuovere il finanziamento di settori che contribuiscono alla transizione verso un’economia a basse emissioni.

Gli investitori, anche in seguito ad azioni di disinvestimento, possono infatti sostituire i titoli ad alta intensità di carbonio con altri a minor impatto ambientale, oppure allocare risorse aggiuntive integrando il tema del cambiamento climatico nelle decisioni di investimento. In questo modo possono premiare e sostenere le organizzazioni che sviluppano soluzioni innovative per il riciclo, la riduzione degli scarti e lo studio di nuovi materiali, come quelli a base di fibre naturali.

Significativa è l’esperienza di un grande asset manager olandese che gestisce oltre €200 miliardi di asset per i fondi pensione nazionali: attraverso un portafoglio impact da €1 miliardo, l’asset manager ha investito nella società norvegese Tomra Systems, specializzata nella produzione di macchinari che consentono ai consumatori di restituire le bottiglie di plastica vuote in cambio di un piccolo contributo economico ai conferitori. Da quando la società è stata inclusa nel portafoglio di investimento (novembre 2015) il valore delle azioni è più che duplicato.

Un’altra strategia impiegata frequentemente dagli investitori SRI è l’engagement, che consente di influenzare le politiche di business delle aziende investite attraverso il dialogo e l’esercizio dei diritti di voto connessi alla partecipazione al capitale azionario. Tra le iniziative più recenti, si può ricordare l’Engagement Plastics Solutions Investor Alliance, una coalizione internazionale di 25 investitori, che si sono impegnati a condurre attività di engagement con le imprese.

 

Un importante interlocutore: l’universo dei consorzi

Oltre alle imprese, gli investitori possono creare importanti sinergie con le reti dei Consorzi, che spesso rappresentano poli d’eccellenza per lo sviluppo di soluzioni innovative. Per esempio CoNIP (Consorzio Nazionale per gli Imballaggi Plastici) ha recentemente pubblicato il primo Green Report, in cui racconta la propria attività ventennale improntata alla creazione del closed loop, un meccanismo che consente di riutilizzare la materia prima seconda proveniente dal riciclo degli imballaggi per produrre casse in plastica.