Cambiamento climatico: cosa ne pensano i risparmiatori italiani?


Da pochi giorni la COP25 è entrata nel vivo. Con l’arrivo a Madrid delle delegazioni e dei vertici di governo delle nazioni, alla 25esima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici hanno avuto inizio le trattative per trovare soluzioni congiunte al riscaldamento globale.

A partire dall’Accordo di Parigi del 2015, la consapevolezza dell’urgenza di adottare misure concrete per contrastare il cambiamento climatico ha investito classi politiche, soggetti economico-finanziari e opinioni pubbliche in tutto il mondo.
L’attenzione per il clima ha conquistato anche i risparmiatori italiani, che hanno modificato almeno in parte le proprie abitudini quotidiane in ottica di tutela dell’ambiente. La stessa consapevolezza orienterebbe anche le scelte di investimento, se essi avessero a disposizione più strumenti e canali per conoscere i prodotti di finanza sostenibile. È quanto emerge dalla ricerca “Risparmiatori italiani e cambiamento climatico”, condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa e con il supporto di Allianz Global Investors, Etica Sgr e State Street Global Advisors: i risultati sono stati presentati in occasione della giornata di apertura dell’ottava edizione della Settimana SRI presso il Senato della Repubblica. Lo scopo dell’indagine era analizzare il grado di consapevolezza degli investitori retail italiani sulla rilevanza dei temi ambientali nelle scelte finanziarie e la loro propensione a sottoscrivere prodotti d’investimento sostenibile e responsabile (SRI).

La ricerca ha evidenziato una netta consapevolezza da parte dei risparmiatori italiani sulle cause del cambiamento climatico: il 91% degli intervistati afferma infatti che la responsabilità è da attribuire all’attività umana.
Quali sono, allora, le conseguenze di questa “assunzione di responsabilità”? Oltre il 60% del campione dichiara di aver modificato i propri comportamenti in favore di una maggior attenzione all’ambiente, per esempio facendo la raccolta differenziata, utilizzando lampadine LED e riducendo gli sprechi. In ambito finanziario più dell’80% degli intervistati considera importante essere messo al corrente della sostenibilità dei propri investimenti e per ben il 92% di coloro che sottoscrivono prodotti SRI la presenza di politiche di supporto dell’ambiente da parte delle aziende investite è stata rilevante per la scelta d’investimento.

Tuttavia, i risparmiatori riscontrano ancora qualche difficoltà a fare scelte finanziarie coerenti con la propria sensibilità ambientale e sociale: oltre la metà del campione giudica molto carente l’informazione sulla finanza sostenibile in Italia e ritiene che il settore finanziario non tenga sufficientemente in considerazione i fattori ESG (ambientali, sociali e di buona governance); anche tra coloro che conoscono i prodotti SRI, solo uno su quattro dichiara di averne sottoscritti. La conoscenza delle caratteristiche, ritenuta insufficiente per il 47% degli intervistati, e la pubblicità, inadeguata per il 36%, sono le ragioni principali della mancata sottoscrizione di prodotti SRI.
Un dato incoraggiante viene dalla rete di vendita: la quota di risparmiatori a cui gli operatori finanziari hanno proposto investimenti sostenibili si attesta al 40%, in aumento di 9 punti percentuali rispetto a un’analoga rilevazione del 2018.

Occorre continuare a investire in educazione finanziaria per i risparmiatori e in una formazione adeguata delle figure professionali che li guidano nelle scelte finanziarie, affinché la coscienza per i temi di sostenibilità attivi comportamenti d’investimento più responsabili nei confronti dell’ambiente e della società.