Gli investitori previdenziali sono importanti attori nell’ambito della finanza sostenibile: in base allo Studio Eurosif 2018, sia in Europa sia in Italia il mercato è guidato dagli investitori istituzionali – soprattutto imprese assicuratrici e piani previdenziali – che rappresentano una quota corrispondente al 70%.
Una ricerca del Forum per la Finanza Sostenibile ha analizzato le politiche SRI dei piani previdenziali italiani. Lo studio, giunto quest’anno alla quinta edizione e svolto in collaborazione con Mefop e con MondoInstitutional, è stato presentato a Roma a fine novembre in occasione della giornata conclusiva della Settimana SRI.
L’indagine ha coinvolto 115 piani (contro i 50 delle precedenti edizioni), per un totale di €220 miliardi di masse in gestione. Inoltre, il nuovo questionario ha allargato lo spettro d’analisi, includendo approfondimenti sull’impact investing e sugli alternativi.
La ricerca ha monitorato le seguenti categorie:
- Casse di Previdenza;
- Fondi Pensione Aperti – FPA;
- Fondi Pensione Negoziali – FPN (istituiti dopo la riforma del 1993);
- Fondi Pensione Preesistenti – FPP (istituiti prima della riforma del 1993);
- Piani Individuali Pensionistici – PIP.
Ecco i risultati principali:
- Complessivamente il tasso di risposta è stato del 78% (90 piani su 115).
- Il 47% dei rispondenti dichiara di aver adottato una politica SRI alla gestione del patrimonio; la maggioranza dei piani che attualmente non integrano criteri di sostenibilità ha già avviato valutazioni in merito.
- Oltre metà dei piani attivi applica strategie SRI a una porzione del patrimonio gestito superiore al 75%.
- La scelta di adottare politiche d’investimento sostenibile è motivata prevalentemente dalla volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile e di gestire più efficacemente i rischi finanziari.
- Per il 64% dei piani attivi in termini di SRI, il Consiglio di Amministrazione definisce questo approccio all’investimento in termini generali, lasciando al gestore il compito di tradurlo dal punto di vista operativo.
- La strategia più diffusa è quella delle esclusioni; seguono best in class, impact investing e adesione alle convenzioni internazionali. Gli investimenti tematici sono applicati soprattutto in riferimento a tre tipologie di investimenti alternativi: settore immobiliare, private equity e infrastrutture.
L’integrazione dei criteri di sostenibilità nelle decisioni di investimento resta una scelta volontaria per i piani previdenziali. Tuttavia, nel nuovo contesto normativo europeo e nazionale – soprattutto con la recente entrata in vigore delle Direttive IORP II e Shareholder Rights II – e alla luce della necessità di confrontarsi con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo e con le crescenti disuguaglianze, gli investimenti sostenibili saranno sempre più cruciali per gli operatori previdenziali.