Finanza sostenibile, pandemia e ripresa economica: l’importanza degli aspetti sociali


L’emergenza sanitaria e la crisi economica generate dalla pandemia di coronavirus hanno determinato una significativa evoluzione nel mercato della finanza sostenibile: i temi sociali, la cosiddetta variabile “S” dell’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance), stanno catalizzando sempre più l’attenzione degli investitori. La tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, la trasparenza e la gestione responsabile delle catene di fornitura delle aziende, il miglioramento dei servizi sanitari, la messa in sicurezza e la riqualificazione di aree urbane sono alcuni ambiti su cui si sta concentrando l’attenzione degli operatori finanziari.

Questa tendenza rappresenta una novità per il settore della finanza sostenibile, che negli ultimi anni si è concentrato prevalentemente su ambiente e cambiamento climatico.

 

Perché la pandemia ha accentuato l’importanza degli aspetti sociali?

Le aziende più virtuose nel rispetto dei diritti dei lavoratori e che gestiscono in modo responsabile le catene di fornitura e le relazioni con i propri stakeholder – cioè tutti i soggetti coinvolti nell’attività aziendale – si sono rivelate più resistenti alla crisi. Un report di Vigeo Eiris in particolare, ha rilevato che le aziende socialmente impegnate risultano meno esposte a controversie e possono cogliere l’opportunità di approfondire il legame con la comunità in cui operano anche in un contesto di crisi.

 

La crescita dei social bond

Un chiaro segnale del maggior interesse degli investitori responsabili per i temi sociali è rappresentato dall’aumento delle emissioni di social bond. Secondo dati Morgan Stanley citati in un report di S&P, ad aprile del 2020 sul mercato mondiale sono state lanciate obbligazioni con obiettivi sociali e di sostenibilità del valore complessivo di $32 miliardi: è stato il primo mese in cui il volume di emissioni di social bond ha superato quello dei green bond. Entro fine anno il mercato dei social bond potrebbe raggiungere $100 miliardi, in base alle stime di AXA Asset Management. S&P ha previsto che il segmento registrerà la crescita più significativa all’interno del mercato obbligazionario nel 2020.

La motivazione principale alla base della crescita di social bond è l’esigenza di reperire risorse per finanziare interventi a supporto dei sistemi sanitari e per contrastare gli impatti socio-economici negativi della crisi, per esempio sostenendo il reddito di famiglie e imprese in difficoltà. I primi social bond per la pandemia (denominati anche “COVID-bond”) sono stati emessi nel mese di marzo: l’International Finance Corporation (IFC) – l’organizzazione della Banca Mondiale che si occupa di sostenere il settore privato nei Paesi in via di sviluppo – ha lanciato un’obbligazione da $1 miliardo. A fine mese l’African Development Bank ha collocato un social bond da $3 miliardi per alleviare gli impatti della pandemia sul fragile continente africano. Nelle settimane successive le emissioni di social bond si sono via via moltiplicate, arrivando ai livelli sopra descritti. In Italia a metà aprile Cassa Depositi e Prestiti ha lanciato il “COVID-19 Social Response Bond”, un’obbligazione da €1 miliardo per “supportare il piano straordinario a favore delle imprese e degli enti territoriali, nel contesto dell’emergenza coronavirus”.

 

La pandemia ha accentuato le disuguaglianze

L’interesse da parte della finanza per gli aspetti sociali potrebbe fornire un contributo significativo nel contrasto alle disuguaglianze, che si sono acuite per effetto della pandemia anche nel nostro Paese.

Per esempio, la crisi sanitaria ha accentuato la disuguaglianza di reddito. La Relazione annuale di Banca d’Italia rivela che nel primo trimestre del 2020 il divario nella distribuzione del reddito da lavoro è aumentato, arrivando al 37% (il valore massimo dal 2009).

La pandemia ha prodotto effetti anche sulla disuguaglianza generazionale e di genere. Se già negli scorsi anni i dati segnalavano una minor capacità dei giovani di risparmiare e accantonare risorse finanziarie rispetto alle generazioni precedenti, il rallentamento dell’economia ha reso ancora più difficile l’ingresso e la permanenza stabile dei giovani nel mondo del lavoro. L’Organizzazione Mondiale del Lavoro segnala che più di un ragazzo su sei ha perso la propria occupazione a causa del COVID-19.

Per quanto riguarda la disuguaglianza di genere, già prima della pandemia il Gender Equality Index 2019 posizionava l’Italia al di sotto della media europea; inoltre, il nostro Paese registrava un divario significativo tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile (53% delle donne, contro il 73% degli uomini). Questa condizione è peggiorata per effetto della crisi economica, anche perché molti dei settori più colpiti presentano un alto tasso di presenza femminile nella forza lavoro (ad esempio il turismo, la ristorazione, i servizi all’infanzia, ecc…). La chiusura delle scuole e la sospensione di molti servizi dedicati alla famiglia hanno reso più difficile per le donne continuare a svolgere i propri incarichi lavorativi: ad aprile le donne che hanno smesso di cercare un’occupazione sono state quasi il doppio rispetto agli uomini  (-305.000 donne e -179.000 uomini, secondo l’Istat).

Forti disuguaglianze comportano rischi rilevanti dal punto di vista economico e finanziario: stagnazione e conseguente calo dei consumi, impossibilità di pagare mutui e debiti con impatti per gli istituti che erogano credito, incremento della spesa pubblica e dell’indebitamento statale.

A questo proposito, di recente è stata proposta una Task Force on Inequality-related Financial Disclosure, simile a quella già presente per i rischi legati ai cambiamenti climatici, che mira a incoraggiare una maggior trasparenza e una migliore rendicontazione su come aziende e investitori contribuiscono all’aumento oppure alla riduzione delle disuguaglianze; l’obiettivo della task force è anche chiarire come questi atteggiamenti possano incidere sugli investimenti.

 

Gli strumenti di finanza sostenibile per contrastare gli effetti sociali della crisi

Gli investimenti sostenibili e responsabili (SRI, da Sustainable and Responsible Investment), integrando criteri ambientali, sociali e di governance, possono fornire strumenti e approcci utili a contrastare i rischi sociali e a promuovere nuovi modelli di crescita più inclusivi.

Un primo esempio è rappresentato proprio dai social bond. Anche l’engagement è una strategia di finanza sostenibile utile a promuovere gli aspetti sociali: a seguito della pandemia alcune reti di investitori hanno chiesto pubblicamente alle aziende maggior trasparenza fiscale e più attenzione alla tutela dei diritti dei dipendenti (un esempio è l’Investor Statement on Coronavirus Response sottoscritto al momento da 335 investitori istituzionali con $9.500 miliardi di masse in gestione).

Tra le strategie e gli strumenti SRI a sostegno degli aspetti sociali si segnalano anche:

 

L’argomento è stato approfondito nell’ambito di un webinar organizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile: clicca qui per vedere la registrazione dell’evento.