Il venture capital è una tipologia d’investimento in espansione. Secondo i dati raccolti dall’ultima edizione del Venture Capital Monitor in Italia nel corso del 2020 sono state realizzate 200 nuove operazioni, in aumento del 65% rispetto al 2019 e in linea con la tendenza di crescita iniziata nel 2009 (interrotta solo nel 2017). La maggior parte degli investimenti si sono svolti negli ambiti della tecnologia e dell’innovazione, legati soprattutto all’informazione e comunicazione (ICT), ai servizi finanziari (fintech), alla sanità e biotecnologie (life sciences) e all’energia.
In Europa si registra lo stesso andamento. Un rapporto pubblicato all’inizio del 2021 ha segnalato che nell’anno appena trascorso i fondi di venture capital hanno investito €42,8 miliardi, in crescita di oltre il 14% rispetto al 2019 e prevalentemente nel settore tecnologico.
Il venture capital, interessato a sostenere giovani imprese innovative con ampie prospettive di crescita, si sta avvicinando sempre più ai temi della sostenibilità. Come spiega Emilio Pastore (HDI Assicurazioni) in questa nuova puntata delle “Pillole di Finanza Sostenibile“, infatti, il legame tra innovazione e sostenibilità è molto profondo, tanto che si parla sempre più spesso di “innovability”. Gli operatori attivi nell’ambito del venture capital possono selezionare imprese non soltanto in base a dati sulle prestazioni finanziarie, ma anche tenendo in considerazione criteri ambientali, sociali e di governance (svolgendo quindi una analisi ESG). Questo tipo di approccio permette di selezionare le imprese in base ai settori nei quali operano, e di scegliere quelle che hanno un profilo reputazionale più solido in termini di creazione di valore nel lungo periodo. Il venture capital associato alla sostenibilità, inoltre, permette di individuare imprese che propongono soluzioni innovative alle grandi sfide di tipo ambientale e sociale. (Continua sotto al video)
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Per esempio, uno studio dell’ONG The Good Food Institute riportato la scorsa settimana dal Financial Times ha rivelato che nel 2020 a livello globale sono stati investiti oltre $3 miliardi in 170 start up attive nel settore della ricerca e delle produzione di cibo con proteine alternative, un volume più che triplo rispetto al 2019. L’industria dell’allevamento intensivo ha un elevato impatto ambientale, provocato principalmente dal consumo di suolo, di acqua e dalle elevate emissioni di gas a effetto serra del bestiame (in questa presentazione dell’Ispra potete trovare maggiori approfondimenti sull’Italia).