Si sta svolgendo in questi giorni ad Abidjan, in Costa d’Avorio, la Conferenza delle parti sulla desertificazione (COP15). L’iniziativa, che si tiene sotto l’egida delle Nazioni Unite, sta vedendo la partecipazione di leader di governi, rappresentanti del settore privato e organizzazioni della società civile, allo scopo di migliorare la gestione dei suoli.
Secondo la Convezione ONU sulla desertificazione (UNCCD), questa è la degradazione delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche a causa di vari fattori, tra cui le attività umane e il cambiamento climatico.
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), nel suo ultimo report dedicato a mitigazione e adattamento ha descritto una situazione allarmante: a livello globale, quasi il 50% delle terre è arido. Si tratta di zone dove vive più di un terzo della popolazione mondiale.
Nel secolo scorso, in Europa si sono verificati 45 grandi eventi di siccità, causa di oltre $27,8 miliardi di perdite economiche. Oggi in media il 15% dei suoli e il 17% della popolazione europei soffrono le conseguenze della siccità. Negli Stati Uniti, la perdita dei raccolti e i danni economici della siccità ammontano a $249 miliardi solo dal 1980 alla fine del secolo scorso.
Tra le azioni da intraprendere per contrastare il fenomeno c’è il raggiungimento della neutralità climatica. Poiché le emissioni climalteranti sono la causa dell’aumento delle temperature e quindi della desertificazione, arrivare a zero emissioni nette avrebbe un impatto positivo indiretto anche sul processo di degradazione dei suoli. L’Unione Europea, con il Green Deal, si è data l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Attraverso investimenti in pratiche agricole rispettose dei suoli e attività di rigenerazione, la finanza sostenibile può dare un contributo fondamentale al contrasto alla desertificazione. La Banca Europea per gli Investimenti (BEI), per esempio, ha finanziato con €38 milioni il Land Degradation Neutrality Fund, un fondo co-promosso da UNCCD e dalla società di asset management Mirova. Il fondo, costituito nel 2018, fornisce finanziamenti a lungo termine investendo in tutto il mondo in progetti di uso sostenibile del suolo e di ripristino degli ecosistemi. Nel 2021 il fondo ha raggiunto i $208 milioni di dollari raccolti, di cui il 40% da istituzioni pubbliche come BEI, Agence Française de Développement, governi britannico e canadese, e il 60% da investitori istituzionali privati.