Giustizia climatica: lo Stato italiano chiamato a rispondere in tribunale


I cambiamenti climatici sono un’emergenza ambientale globale che minaccia i diritti umani fondamentali.

Per questo, sono oggi numerose le azioni legali a tema climatico: cause contro governi, aziende e individui per chiedere il riconoscimento di responsabilità, il risarcimento di danni o l’imposizione di obiettivi climatici più stringenti. L’obiettivo è cioè ristabilire la giustizia climatica, principio basato sull’equa protezione dagli impatti climatici tra individui, comunità e Stati, l’equa distribuzione delle responsabilità dell’emergenza climatica tra i Paesi in virtù del loro contributo storico alle emissioni, l’eliminazione immediata delle cause dell’emergenza climatica.

In Italia, per ottenere il rispetto degli accordi di Parigi, il 5 giugno 2021 è stata lanciata un’azione legale nei confronti dello Stato italiano. La causa è promossa da oltre 200 tra cittadini e associazioni impegnate nella giustizia ambientale e nella difesa dei diritti umani (queste ultime sono in tutto 24, tra cui A Sud onlus, Fridays for Future Italia, Cittadini per l’aria, ISDE Italia, Medicina democratica). La causa è stata avviata nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Giudizio universale”.

Nell’atto di citazione i ricorrenti chiedono ai giudici di dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica e condannarlo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questo permetterebbe di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C e ad ogni modo ben al di sotto dei 2°C al 2100.

L’ultima udienza si è svolta il 21 giugno, nel mezzo di un’ondata di calore che ha fatto registrare temperature tipiche di fine luglio e di un’emergenza idrica sempre più grave. “L’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti. Il Po sta vivendo una delle peggiori secche della storia, la crisi idrica ha costretto oltre un centinaio di comuni del nord a dichiarare lo stato di emergenza e a razionare l’acqua, l’agricoltura è in ginocchio. Sulle Alpi la riserva idrica sotto forma di neve è esaurita con oltre un mese e mezzo d’anticipo e le temperature di maggio e giugno sono prossime ai record plurisecolari di caldo. Oggi più che mai è fondamentale che le istituzioni pubbliche ascoltino la scienza e agiscano con decisione e rapidamente per evitare uno scenario climatico drammatico e irreversibile”, ha commentato il l climatologo Luca Mercalli, ricorrente della causa e tra i promotori della campagna con la Società Meteorologica Italiana.