Settore moda e finanza sostenibile: il contesto normativo e le sfide per le aziende


L’industria della moda, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (United Nations Environment Programme – UNEP), contribuisce per una percentuale compresa tra il 2 e l’8% all’emissioni globali di gas a effetto serra.

Oltre all’impatto ambientale, con la crescita del fenomeno del fast fashion, è diventato sempre più rilevante anche l’impatto sociale del settore tessile: si pensi, per esempio, alle preoccupazioni legate alle condizioni dei lavoratori e al rispetto dei diritti umani, soprattutto nei Paesi a basso reddito.

Anche in risposta alle richieste dei consumatori e degli investitori, gli operatori del settore moda sono sempre più interessati a mettere al centro della strategia aziendale i fattori di sostenibilità, con l’obiettivo di individuare e gestire meglio i rischi ESG.

A tal fine, è importante che tutti gli attori della filiera, dai fornitori ai rivenditori finali, partecipino a questo processo di transizione, anche alla luce delle sfide poste dall’evoluzione del contesto normativo europeo.

A partire dalla pubblicazione del Piano d’Azione per la finanza sostenibile nel 2018, l’Unione Europea ha infatti emanato una serie di provvedimenti che si pongono come obiettivo principale quello di migliorare la trasparenza sui temi ESG e di incrementare la quantità e la qualità delle informazioni sulla sostenibilità fornite dalle imprese.

Una delle novità normative più rilevanti in questo senso è rappresentata dalla Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), che estende gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità a tutte le imprese di grandi dimensioni e alle PMI quotate.

La CSRD aggiorna la precedente Direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (NFRD), ampliando notevolmente il perimetro di applicazione: le aziende interessate dalla normativa passeranno infatti da 11.700 a circa 49.000 (fonte: Commissione Europea). Viene introdotto, inoltre, il principio della doppia materialità, per cui le imprese dovranno divulgare informazioni sia sui rischi ESG a cui sono esposte, sia sugli impatti sui fattori di sostenibilità causati dalle attività aziendali.

Alla CSRD si affianca la proposta di Direttiva relativa alla due diligence delle imprese ai fini di sostenibilità (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CSDDD), che prevede per le aziende l’obbligo di divulgare i loro impatti su ambiente e diritti umani lungo la catena del valore e di implementare piani di transizione climatica in linea con l’Accordo di Parigi.

Aumentare la disponibilità di dati ESG accurati e comparabili significa innanzitutto consentire agli operatori di finanza sostenibile di orientare i flussi di capitale verso quelle attività economiche che generano impatti positivi dal punto di vista ambientale e sociale. Ma è estremamente utile anche per le aziende stesse per autovalutare la propria esposizione ai rischi ESG, sempre più rilevanti anche dal punto di vista economico-finanziario, e per misurare gli effetti, sia positivi sia negativi, delle proprie attività su ambiente e persone. Per esempio, maggiori informazioni ESG sono fondamentali per le aziende di medie e grandi dimensioni per tracciare le emissioni legate alla propria catena del valore (le cosiddette emissioni di Scope 3).

Inoltre, nelle intenzioni del legislatore europeo, CSRD e CSDDD sono due importanti tasselli nell’azione di contrasto al greenwashing, che espone sia le società che incorrono in questo fenomeno sia gli operatori finanziari che le supportano a rischi reputazionali, legali e finanziari (per approfondimenti si veda il paper “Greenwashing e finanza sostenibile: rischi e risorse di contrasto”, realizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile).

Come queste due normative impatteranno sulle aziende del settore moda è stato il tema centrale del webinar “Sostenibilità nel settore Fashion & Luxury: sfide e opportunità di CSRD e CSDDD”, organizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con DNV. Qui è disponibile la video-registrazione dell’incontro.