Proxy voting: strumento prezioso per accompagnare le aziende nella transizione


Nelle assemblee annuali aziendali, le tematiche legate alla sostenibilità ambientale e sociale stanno acquisendo una rilevanza sempre maggiore. In questo contesto, il proxy voting aiuta a sostenere le istanze degli investitori sui temi ESG, consentendo di aggregare forze e ottenere impegni più incisivi da parte delle imprese. 

Con l’aumentare della rilevanza di tali tematiche e la crescente consapevolezza della loro importanza anche dal punto di vista economico e finanziario, l’inclusione dei criteri ESG nel proxy voting diventa imperativa.

Una recente ricerca di Morningstar ha evidenziato le differenze tra Stati Uniti ed Europa in questo ambito. Mentre in Europa negli ultimi tre anni il sostegno degli azionisti a risoluzioni ESG chiave è rimasto stabile, attestandosi intorno al 98%, tale supporto ha visto un calo nel mercato statunitense, passando dal 67% del 2021 al 50% del 2023. Questo fenomeno è avvenuto in seguito ai movimenti anti-ESG emersi negli Stati Uniti negli ultimi anni. Sempre secondo dati Morningstar, nei primi 11 mesi del 2023 si è registrato un aumento del sostegno alle risoluzioni “say-on-climate” (dal 14,7% al 17,6%) nei mercati non statunitensi esaminati. Per quanto riguarda invece le risoluzioni presentate presso le aziende statunitensi, il sostegno medio degli azionisti è sceso di quasi 9 punti percentuali al 16,7% nel 2023 rispetto al 25,5% dell’anno di procura 2022.

Nel 2023 uno studio di Climate Action 100+ ha evidenziato, a livello globale, 76 voti rilevanti in 20 aziende, un aumento rispetto ai 69 voti in 19 aziende del 2022. Cinquantasei di questi voti riguardavano direttori e gestione. Secondo Climate Action, nel 2023 è presente una crescente complessità nelle richieste delle risoluzioni degli azionisti, che riflettono un’intensificazione dell’impegno delle aziende con i rischi legati al clima. Per esempio, c’è stata una maggiore attenzione alla divulgazione di questioni materiali di importanza per gli investitori, come: piani di transizione, obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e attività di lobbying sul clima. Ciò dimostra che gli stessi impegni degli investitori stanno approfondendosi, con gli obiettivi iniziali di alto livello di Climate Action 100+ – come fissare obiettivi net-zero o produrre una relazione TCFD – ora affrontati in molti mercati. 

Mentre in passato il voto si concentrava principalmente su questioni di governance, come la scelta dei membri del consiglio di amministrazione, nell’ultimo decennio si è verificato un cambiamento significativo, soprattutto nell’Unione Europea, con l’introduzione di normative che prevedono l’inclusione di criteri ESG. 

Questo strumento diventa una forma di comunicazione diretta tra gli investitori e le aziende in cui hanno investito. Attraverso il proxy voting, gli investitori possono esprimere le proprie opinioni su questioni cruciali e influire sulle decisioni aziendali. Questo dialogo costante contribuisce a costruire una relazione più trasparente e collaborativa tra le parti interessate. Inoltre, il proxy voting si configura come uno strumento chiave nell’ambito dell’engagement aziendale. Gli investitori possono utilizzare il voto o la presentazione di risoluzioni per manifestare la propria insoddisfazione o per sollevare questioni rilevanti per l’azienda. Questo processo può essere cruciale per spingere le aziende verso pratiche più sostenibili e responsabili.

Questi ed altri temi sono stati al centro del webinar “L’inclusione dei criteri ESG nel proxy voting”, organizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Ofi Invest Asset Management. Qui sono disponibili il video e i materiali dell’incontro.