Auto elettriche e finanza sostenibile


Il settore dei trasporti produce un quarto delle emissioni di gas serra a livello globale: l’80% è riconducibile agli autoveicoli su strada. In particolare, in Europa il traffico automobilistico è il principale responsabile dell’inquinamento atmosferico nelle aree urbane, con effetti dannosi sul clima e sulla salute dei cittadini. Nell’ambito delle politiche locali sulla mobilità sostenibile (che rientrano nell’ambito dell’SDG 11) ci sono molteplici ambiti di intervento, dallo sviluppo del trasporto pubblico al car sharing; anche il settore delle auto elettriche è una delle componenti cruciali per la transizione verso una mobilità più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Nell’ambito dell’impegno a ridurre le emissioni di gas climalteranti, i governi di tutto il mondo hanno deciso di porre gradualmente fine alla vendita di auto alimentate a diesel e benzina, dando un forte impulso allo sviluppo del mercato delle auto elettriche e ibride (cioè con due motori, uno elettrico e uno a benzina): entro il 2030 Danimarca, India, Irlanda, Israele, Olanda e Svezia ridurranno a zero la vendita di auto con motori a benzina e diesel; Francia, Gran Bretagna e Cina hanno lo stesso obiettivo per il 2040.

 

I benefici per l’ambiente

I veicoli elettrici possono contribuire a risolvere numerose problematiche ambientali legate ai trasporti su strada. Anzitutto, le auto elettriche non emettono gas di scarico che sono tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico delle città, come ossidi di azoto e polveri sottili. Secondo una proiezione dell’European Environment Agency (EEA), nel 2050 l’80% dei veicoli in circolazione sarà costituito da auto elettriche: uno degli effetti sarà una riduzione delle emissioni di agenti inquinanti provenienti dal settore dei trasporti su strada pari all’80%.  Inoltre, la circolazione di veicoli elettrici comporta un significativo risparmio energetico rispetto ai sistemi diesel o a benzina: la conversione dell’energia dal motore alle ruote è dell’85-90% nel caso dell’energia elettrica, mentre oscilla tra il 25 e il 40% per l’energia chimica prodotta dalla combustione interna. Oltre agli aspetti legati alla qualità dell’aria, occorre sottolineare che la diffusione delle auto elettriche nei centri urbani può comportare benefici anche sul fronte della riduzione dell’inquinamento acustico.

 

Impatti ambientali: alcuni nodi da risolvere

Più complesse sono le dinamiche relative alla carbon footprint. La riduzione di CO2 associata alla circolazione delle auto potrebbe essere parzialmente o totalmente compensata dall’aumento delle emissioni legate alla maggior produzione di energia elettrica. Un fattore importante da tenere in considerazione è l’intero ciclo di vita dell’auto: l’estrazione e il trattamento delle materie prime (es: rame, nichel e le cosiddette “terre rare”) e la realizzazione delle componenti delle batterie producono emissioni di gas a effetto serra più elevate rispetto a quelle richieste dalle stesse fasi nei motori diesel e benzina. Le emissioni di CO2 sono più elevate se le centrali elettriche sono alimentate da combustibili fossili. Questo dato può alterare sensibilmente il paragone: secondo l’EEA, con sole fonti rinnovabili le emissioni di CO2 del ciclo di vita dell’auto elettrica sono inferiori del 90%; con soli combustibili fossili, l’impronta dei veicoli con motori a benzina e diesel risulta complessivamente inferiore. È dunque importante che l’approvvigionamento delle centrali avvenga da fonti rinnovabili, come eolica, solare e idroelettrica.

Un altro elemento critico per l’impatto ambientale è lo smaltimento delle batterie esauste: le attività di ricerca e sviluppo si stanno concentrando sull’allungamento della vita media e sullo studio di seconde applicazioni, per esempio nell’accumulo domestico di energia elettrica.

In base all’attuale energy mix europeo, complessivamente le emissioni climalteranti delle auto elettriche sono del 17-30% inferiori rispetto ai veicoli a benzina e diesel lungo l’intero ciclo di vita delle vetture; i progressi tecnologici comporteranno un’ulteriore riduzione delle emissioni del 73% entro il 2050.

 

Benefici e criticità sociali

La diffusione delle auto elettriche può avere significativi impatti positivi anche sulla società, in primo luogo in ambito di salute pubblica. L’esposizione agli agenti inquinanti contenuti nei gas di scarico dei motori a combustione può provocare gravi complicazioni all’apparato respiratorio e malattie croniche come asma e bronchiti; le sostanze chimiche come il monossido di carbonio e il benzene inibiscono l’afflusso di ossigeno in organi vitali e diversi studi hanno rilevato connessioni con l’insorgenza di alcune tipologie di cancro. Gli impatti sulla salute dei cittadini si traducono anche in un aumento delle spesa pubblica sanitaria. Le auto elettriche consentirebbero di minimizzare questi rischi.

Tuttavia, importanti criticità dal punto di vista sociale riguardano la produzione delle batterie: l’estrazione di molti dei materiali impiegati (per esempio, metalli come litio e cobalto), spesso concentrati in Paesi già affetti da instabilità politica, può scatenare la competizione per il controllo delle risorse naturali e alimentare ulteriormente i conflitti. Nella Repubblica Democratica del Congo, dove si trovano due terzi dei giacimenti mondiali di cobalto, è in corso una guerra civile che si protrae da decenni anche a causa delle rivalità per il controllo delle riserve minerarie. A questo proposito, l’Unione Europea ha emanato un Regolamento per vietare il commercio di minerali provenienti da zone in conflitto: la normativa entrerà in vigore nel 2022 e per ora include oro, tungsteno, stagno e tantalio.

Inoltre, è fondamentale che le imprese che operano nel settore minerario elaborino un’adeguata CSR policy e che rispettino le convenzioni internazionali sulla tutela dei diritti umani, come le Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali.

 

Investire nella mobilità sostenibile

Il settore delle auto elettriche può costituire un’area di interesse per operatori finanziari interessati all’impatto ambientale e sociale dei propri investimenti.

Anzitutto, si tratta di un mercato in forte ascesa: secondo il Global EV Outlook 2018 dell’IEA, nel 2017 le auto elettriche e ibride in circolazione hanno raggiunto quota 3 milioni, in aumento del 54% rispetto al 2016; per il 2030 l’Agenzia prevede un boom di 125 milioni di unità. La crescita è determinata principalmente da due fattori: miglioramento delle tecnologie e delle infrastrutture (es: riduzione dei costi e maggiori performance delle batterie, diffusione delle colonnine per la ricarica ecc.) e politiche pubbliche di sostegno al mercato, per esempio, tramite incentivi all’acquisto di nuove auto o l’introduzione di standard più stringenti sulle emissioni di gas a effetto serra per Stati ed enti territoriali. Nonostante i progressi e le buone prospettive per i prossimi decenni, occorrerà intensificare ulteriormente gli sforzi: secondo l’IEA, per allinearsi a scenari compatibili con l’Accordo di Parigi (+30% di vendite entro il 2030) le auto elettriche circolanti dovranno essere 220 milioni.

Tra i possibili approcci SRI applicabili al settore delle auto elettriche, gli investimenti tematici consentono di concentrare i portafogli su titoli di società attive in ambito di mobilità sostenibile. Il comparto delle auto elettriche consente di spaziare all’interno di un ampio universo investibile, intersecando molteplici settori tra cui: approvvigionamento delle materie prime e dell’energia elettrica, produzione delle componenti auto e delle parti hardware e software degli impianti elettronici, infrastrutture per la ricarica, innovazione e ricerca.

Investimenti SRI nelle materie prime (attraverso fondi tematici, ETF, ecc…) dovranno applicare esclusioni, best in class e selezioni basate sul rispetto dei criteri ESG e di norme e standard internazionali per accertare che la catena di approvvigionamento non produca impatti negativi sugli ecosistemi naturali e sulle comunità locali.

Inoltre, istituzioni finanziarie internazionali stanno finanziando progetti per lo sviluppo e per la diffusione della tecnologia elettrica nel trasporto privato e pubblico. Per esempio, nell’estate del 2018 la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha siglato un accordo con Enel X Mobility per l’erogazione di un prestito a 10 anni da €150 milioni; il finanziamento è finalizzato all’installazione di 15.000 nuove stazioni di ricarica sul territorio italiano in cinque anni. Pochi mesi dopo la BEI ha investito €40 milioni in equity per lo sviluppo di Allego Holding, società olandese che opera nel settore delle stazioni di ricarica; un loan da €17 milioni è stato concesso all’omologa GreenWay Infrastructure, attiva in Slovacchia.

Anche le aziende del settore automotive stanno ricorrendo a prodotti finanziari per lo sviluppo delle linee di business legate a soluzioni a basso impatto ambientale: per esempio, a fine 2017 la divisione finanza di Toyota ha emesso il suo primo green bond denominato in euro per l’acquisizione di nuovi contratti legati a veicoli ibridi o a basse emissioni.